Luigi Ballarin
Luigi Ballarin è un’Artista che non ama escamotage. Un indipendente che non prende in considerazione la noiosa banalità dell’arte odierna, o dell’essere eccentrici a tutti i costi, dell’inseguire le novità del gusto corrente al solo scopo di andare unicamente dove tira il mercato. Lui no, va dritto per la sua strada.
Una strada iniziata a Venezia per arrivare, in un lungo ma inscindibile percorso in cui incrocia anche Roma, fino ad Istanbul.
Città che lo ispirerà a tal punto che, quadro dopo quadro, plasmerà quell’Arte che oggi lo contraddistingue. Una sorta di ponte artistico che unisce Oriente e Occidente. Un’esplosione di colori e forme dal chiaro sapore europeo, realizzate tuttavia, rispettando l’aniconismo che contraddistingue l’Arte Islamica.
Una decisione che, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, arricchisce la varietà espressiva di Luigi.
Ecco allora che da raffinati intarsi dallo stile indiscutibilmente arabo, tra motivi geometrici e floreali,
nascono forme disparate, eppur moderne, accompagnate a figure di animali, come cavalli, farfalle, pesci.
Tutti lavori realizzati con maestria nella ricerca di colori e dimensioni arrivando, nel solco tracciato dai grandi maestri, alla creazione di grandi tele ricche comunque di una leggerezza intrinseca, perché formate dall’unione di tante piccole opere indipendenti, unite come parti di un unico mosaico.
Espressione artistica quest’ultima, tanto amata e utilizzato proprio nelle moschee di Istanbul.
Preferendo però per i suoi lavori l’uso di paste vitree, che proprio l’arte Islamica aveva abbandonato per rivolgersi alla più economica ceramica smaltata. Donando in questa maniera una vitalità ed una varietà cromatica alle sue opere difficilmente riscontrabile.
Ecco chi è Luigi Ballarin, un Artista refrattario al mondo dei cortigiani dell’Arte, mai tanto affollato come oggi. Un artista che cerca di essere solo se stesso, dato che l’unico motivo che lo spinge ad impugnare il pennello è che ha qualcosa di nuovo da raccontarci.
L’Oriente, un mondo che crediamo di conoscere
Il mondo s’addormenta in una calda luce di giacinto e d’oro, così cantava Franco Battiato in una sua celebre canzone e, così, Luigi Ballarin descrive su tela un mondo che crediamo di conoscere ma che, in realtà, conosciamo solo attraverso i media, o meglio, conosciamo quello che i media ci hanno fatto vedere: l’Islam e il medio-oriente.
Questa realtà tanto amata ed estimata dall’artista, si palesa nella sue opere in un mantra costante. Lunge dal farsi portatore di idee socio-politiche, si limita a farci da cicerone nel viaggio che ci induce a intraprendere, descrivendoci i colori e i costumi di un luogo frutto di un assemblaggio di ricordi e sensazioni assaporate e penetrate nel suo essere.
Gli scenari cambiano e i soggetti, spesso figurativi, prendono corpo in vere e proprie spatolate di colori, reali cumuli di pasta a olio, che ne suggeriscono la corporeità dei soggetti.
In altri quadri, Luigi Ballarin, rimane leggero e impalpabile, veli di cipria, cadono in forma di babbucce: ci rimanda all’idea di quello che vediamo, ci propone la sintesi del tutto per lasciare a noi la facoltà dell’interpretazione, dell’immedesimazione.
In entrambi i casi, i lavori di grande impatto, ci insegnano l’osservazione esule dal pregiudizio che in una danza di colori ci entrano nell’anima.