Echi di Modernità
Visioni e contrasti nell’arte del ‘900
Alla Baccaro Gallery è allestita un’interessante e preziosa esposizione in cui, attraverso le opere esposte, è possibile percorrere i momenti più salienti delle correnti artistiche che hanno animato la produzione artistica del secolo scorso.
Il percorso ha inizio con le opere di due esponenti del Futurismo, l’unica vera rivoluzione del modo di fare arte, ideata in Italia e conosciuta in tutto il mondo. Alla prima fase del movimento appartiene la litografia realizzata da Gino Severini, uno dei 5 artisti che firmarono il primo manifesto del movimento. Artisti che cercano di rappresentare in pittura e in scultura il dinamismo che anima le cose, soprattutto i nuovi mezzi di comunicazione come treni e tram, automobili e biciclette, figure che camminano o corrono. L’opera di Benedetta, moglie di Marinetti, con l’Aeropittura ci rimanda ai movimenti e alle libere e sinuose evoluzioni che gli aerei compiono nei cieli.
Con le opere di Sironi e Campigli entriamo nel Novecento il movimento ideato da Margherita Sarfatti teso al recupero delle radici dell’arte italiana da ricercarsi guardando le opere degli artisti realizzate a partire dal Quattrocento.
Periodo in cui altri artisti guardano più volentieri alle nuove esperienze europee come l’impressionismo e l’espressionismo a cui appartiene l’opera di Raphael Mafai.
Verso la metà del secolo scorso sono diversi gli artisti europei qui rappresentati ciascuno con caratteristiche espressive differenti.
Jean Arp è uno dei massimi rappresentanti del surrealismo europeo che negli ultimi decenni della sua vita realizza sculture e dipinti utilizzando forme dall’aspetto biomorfo, con curve morbide e sinuose, inserite e galleggianti in uno spazio monocromo.
Paul Klee è considerato uno dei pionieri dell’arte moderna. Dapprima subisce le suggestioni del cubismo e dell’espressionismo sottilmente caricaturale come l’opera esposta in questa occasione. E’ influenzato dalle nuove teorie su disegno, luce e colore fece uso di forme primaie sfiorando la pura astrazione, ma senza abbandonarsi completamente.
Con Max Ernst abbiamo un altro esempio di pittore surrealista si avvale di una figurazione di slancio totemico in cui frammenti di realtà si inseriscono casualmente in forme visionarie.
Fernand Leger ha una formazione post futurista e nei suoi lavori fa uso di forme geometriche, elementi meccanici abbinati ad elementi provenienti dal mondo reale e in particolare dalla sua esperienza quotidiana.
Joan Mirò (1893-1983) si avvale di una figurazione fantastica, un alfabeto di segni leggeri e tracce di dettagli anatomici elementari che suggeriscono visioni e fantasie oniriche dove si mescolano il vegetale con l’animale, il concreto con l’astratto, l’universale con l’insignificante.
Il ciclo degli autori attivi e principali interpreti delle correnti e dei gusti artistici a partire dagli anni ’30 per giungere agli anni ’60 non può essere privato dalla presenza di Pablo Picasso che le correnti le ha attraversate tutte avvalendosi sempre di un’interpretazione personale, liberamente sconfinando e mescolando gli stili con lo scopo di ottenere risultati unici ed inimitabili.
Alla seconda parte del ‘900 appartengono le esperienze astratte e informali in cui segno e materia divengono un tutt’uno nei lavori di Emilio Vedova o nella ricerca di nuovi spazi attuata da Hans Hartung oppure nella riscoperta di culture arcaiche tra gli animali e i totem stilizzati di Wifredo Lam trasferiti non solo sulla tela, ma anche su altri supporti come il legno e la ceramica.